Nel secondo episodio di cibi criminali abbiamo parlato di un avvenimento di cui ormai si ricordano in pochi ma che ha avuto un enorme impatto emotivo in Europa e soprattutto in Inghilterra. Del resto, il titolo “mi è scappato un cavallo nel ragù” dice tutto
Uno scandalo scoppiato nel 2013 che ha coinvolto in modo particolare gli inglesi e che potremmo definire come la più grande frode alimentare del secolo. La scoperta iniziò quasi per caso, in Irlanda nel novembre 2012, durante uno screening su prodotti alimentari low-cost in cui si è fece una ricerca per la presenza di DNA multi specie in prodotti di origine animale come hamburger e salumi. I risultati mostrarono un quadro inaspettato: negli hamburger dichiarati di solo carne bovina, l’85% risulta contaminato con carne suina e il 30% con carne equina. Talmente inaspettati che vengono ripetuti più volte prima di informare la FSAI che è l’autorità per la sicurezza alimentare in Irlanda.
La positività all’esame del DNA non implica però che ci siano quantità rilevanti. Cioè una ricerca del DNA può dare risultati positivi anche solo per minime tracce. Infatti, il passo successivo fu quello di capire quanta carne di cavallo e quanto suino erano utilizzati in prodotti chiaramente dichiarati di solo bovino.
Forse si tratta solo di una contaminazione minima… Forse…
I campioni furono mandati in un laboratorio in Germania per una analisi quantitativa del DNA.
I risultati sembrarono abbastanza …. rassicuranti. Gli hamburger inviati al controllo presentarono tutti bassi livelli di DNA equino … tranne uno. La quantificazione del DNA di cavallo in questo unico hamburger fu di circa il 30%. Il 14 gennaio 2013 la FSAI informò il Ministero della Salute Irlandese e anche la Food Standards Agency del Regno Unito poiché i prodotti erano distribuiti sia in Irlanda che nel Regno Unito. Il giorno successivo, il 15 gennaio 2013, la FSAI informò i rivenditori interessati, tutte le insegne coinvolte iniziarono il ritiro dei prodotti incriminati. I media e i giornali del 16 gennaio 2013 diedero ampio risalto alla vicenda, concentrandosi però sull’unico hamburger risultato positivo al 29% di DNA equino.
E da qui iniziò il delirio…. più o meno, per un inglese mangiare cavallo è come per noi mangiare cane
I media sentirono proprio l’odore di scandalo e ci si buttarono. Anche perché i marchi e distributori coinvolti erano i più grandi e la notizia era impattante almeno per ogni britannico non vegetariano.
La pressione mediatica e l’opinione pubblica esercitarono una bella pressione, perciò, furono effettuate analisi a tappeto su tutti i prodotti a base di carne bovina, non solo hamburger ma anche ragù, sughi di carne, lasagne, prodotti lavorati in genere.
Si trovano numerosi prodotti con alte presenze di carni equine. Tant’è che poi l’allarme si allargò un po’ in tutta Europa e anche in Italia furono fatte numerosissime analisi per la ricerca di DNA di carni equine in prodotti di solo bovino ma con risultati quasi tutti negativi (assenza di DNA equino). Tranne un caso…. che infatti era legato alla stessa filiera di approvvigionamento degli stabilimenti coinvolti nella lavorazione dei prodotti per l’Inghilterra.
Ma da dove viene questo cavallo? Molti inizialmente pensarono a cavalli da corsa a fine carriera utilizzati in modo fraudolento. In Inghilterra di cavalli ne hanno un bel po’!! Ma in realtà questa ipotesi fu accantonata quasi subito sia perché le quantità e le filiere di approvvigionamento non erano compatibili ma soprattutto perché nelle analisi non furono trovati farmaci
Quindi riassumiamo. Per un controllo casuale in Irlanda viene trovato del DNA di cavallo in prodotti dichiarati di sola carne bovina. Dopo diversi controlli le analisi si allargano a tutta Europa ma i casi più eclatanti e numerosi di utilizzo di carni equine restano in Inghilterra. Ma non erano cavalli da corsa, non erano cavalli inglesi… e quindi da dove viene questa carne?
Lo scandalo impattò parecchio l’opinione pubblica, non solo perché per gli inglesi mangiare carne di cavallo è roba da barbari ma anche perché il mondo delle carni, specie quelle bovine, dopo la “mucca pazza”, doveva essere il settore più solido e controllato. Furono messe in discussione le fondamenta della salvaguardia e tutela del consumatore. Perciò il governo istituisce una commissione per indagare proprio sulle cause, sull’origine, sul come e anche da quanto tempo andava avanti questa frode. Purtroppo, inizia subito a emergere un quadro inquietante del modo in cui la carne di cavallo è entrata nella complessa catena di approvvigionamento alimentare moderna – una catena in cui la carne viaggia per migliaia di chilometri attraverso l’Europa per essere macellata, lavorata e confezionata prima di finire nei piatti dei consumatori britannici. Viene svelato un intricato sistema di approvvigionamento di cui riportiamo uno degli esempi più eclatanti.
Quando il più grande marchio di prodotti congelati britannico deve rifornire i propri magazzini di Lasagne con ragù di bovino le ordina al proprio produttore che ha la sede in Francia. L’ordine viene inoltrato allo stabilimento di lavorazione in Lussemburgo che provvede ad approvvigionarsi di tutte le materie prime necessarie. Seguiamo il percorso della carne che serve per il ragù. La carne viene ordinata ad uno stabilimento francese specializzato nella lavorazione di carne bovine. A questo punto le cose si intorbidiscono un po’. Lo stabilimento di lavorazioni carne bovine inizia a cercare carne di manzo a buon prezzo e si accorda con un intermediario cipriota. L’intermediario cipriota a sua volta si accorda con un commerciante olandese. Il commerciante olandese si accorda con un macello rumeno per un approvvigionamento di carne a buon mercato. Eccoci arrivati all’origine. I rumeni coinvolti nell’indagine, però, dimostrano, senza ombra di dubbio, che loro hanno spedito la carne correttamente etichettata come carne equina e anche in tutti i documenti di vendita era ben specificato e che l’ordine a loro è arrivato con richiesta di carne di cavallo.
qualcuno nel mezzo ha cambiato etichette e documenti di accompagnamento!
Anche un’indagine parallela del governo francese dimostra che la carne lascia la Romania etichettata in modo chiaro e corretto come cavallo e solo in seguito diventa carne di manzo. Il macello rumeno ha fornito la carne di cavallo sulla base di un contratto con un commerciante di carne che opera nei Paesi Bassi che dopo aver consegnato la carne di cavallo a una società di stoccaggio a Breda, ha venduto la carne congelata allo stabilimento francese di lavorazioni carni che si difende dicendo che la carne è arrivata al suo stabilimento etichettata come “Manzo – Origine UE” Carne che dopo la lavorazione è stata inviata allo stabilimento di produzione delle lasagne.
Quindi chi è che ha spacciato la carne equina come carne di manzo? diciamo che una mano lava l’altra. Secondo i giudici del processo la carne veniva etichettata nuovamente in olanda prima di arrivare allo stabilimento francese ma i dirigenti francesi comunque sapevano.
Del resto, arrivavano mezzene o quarti, difficile dire che non si potessero riconoscere. Il processo si è concluso con la condanna del commerciante olandese e del direttore dello stabilimento di lavorazione carni francese. Sembra che l’associazione a delinquere sia riuscita a vendere più di 500 tonnellate di cavallo spacciandola come carne bovina. Dallo stabilimento francese poi la carne usciva già lavorata difficilmente distinguibile per gli operatori successivi della filiera. Se nessuno avesse fatto quelle analisi del DNA in Irlanda, effettivamente questa frode avrebbe potuto andare avanti per molto tempo.
Di fatto non si ha un’idea precisa di Quando è iniziata la “sostituzione” alcune fonti parlano di centinaia di tonnellate di carne solo dalla Romania a cui si dovrebbero aggiungere altre tonnellate provenienti da altre origini europee ed extraeuropee.
Dopo questo caso così eclatante è aumentata enormemente l’attenzione al rischio frode nelle procedure di approvvigionamento delle aziende alimentari.
Questa è una frode strettamente economica, seppure la carne di cavallo normalmente costi di più della carne bovina, in Romania si erano create delle condizioni straordinarie tanto da avere un surplus esagerato di carne equina. Una legge recente aveva bloccato la possibilità di utilizzare i mezzi trainati da cavalli per le strade e contemporaneamente un blocco sanitario impediva l’esportazione di cavalli vivi verso altri stati. Le due cose insieme portarono ad avere un quantitativo di carne equina enorme e di conseguenza un basso prezzo. E qualcuno ha pensato di approfittarne il più possibile. I quantitativi di carne equina venduti in quegli anni dai macelli romeni raggiungono le 7mila tonnellate. Il direttore generale della Food Standards Agency (FSA), dichiarò che “non sapremo mai “quanti hanno inconsapevolmente mangiato carne di cavallo”
SITOGRAFIA
https://www.theguardian.com/uk/2013/feb/15/horsemeat-scandal-the-essential-guide
https://en.wikipedia.org/wiki/2013_horse_meat_scandal
LINK ALLA PUNTATA DEL PODCAST